Alla ricerca delle proprie origini
Secondo il Guasco in molti casi i vassalli che si affacciarono sulla scena della feudalità come “uomini nuovi”, nel corso dei secoli e ancora nel Sei-Settecento, potevano credibilmente anche se appartenevano a famiglie completamente prive di memorie nobiliari riallacciarsi a casate già detentrici in epoca medievale di possessi feudali e poi decadute.
Con riferimento ai tempi moderni, tutte le famiglie sono discendenti di famiglie vissute nel medioevo, famiglie ancora viventi con radicate tradizioni familiari e di culture storiche o di famiglie ormai estinte, per linea maschile, ma di cui il DNA è vivo nei discendenti.
Ciò egli sostenne con forza, affiancato da altri studiosi, nel suo Dizionario e altrove. Nonostante quest’opera non sia esente da critiche (essenzialmente con riferimento ai secoli più remoti) la si può definire, salvo sviste inevitabili di fronte ad una mole tanto vasta di dati, incontrovertibilmente valida e precisa con riferimento ai secoli compresi in particolare tra il XIII e il XVIII.
In essa sono fornite notizie basate su precisi riferimenti documentali, estratti da innumerevoli archivi (talora oggi dispersi) riguardanti migliaia di famiglie e praticamente tutti i comuni del Piemonte, oltre a numerose luoghi feudali in essi compresi nonché a località e castelli oggi scomparsi.
Le considerazioni anteposte al quinto volume dell'opera restano fascinose e verosimili. In esse l'autore evidenzia che molte antiche famiglie feudali, impoverite dalla continua frammentazione dei patrimoni, finirono per confondersi rapidamente con le plebi urbane o con le popolazioni rurali.
Questo è ancora vivo in alcune realtà contadine e montane se non borghesi dei giorni nostri, per non frammentare i patrimoni si lascia tutto al primogenito, lasciando agli altri eredi somme di denaro che se non amministrate bene ti impoveriscono, perdendo così il legame storico con le radici familiari. Oggi assistiamo famiglie alla ricerca delle proprie origini che hanno perso quel legame con il ramo principale della loro famiglia.
"Coll'andare dei secoli non restò loro che un cognome - Scrive Guasco - che ci è indizio della loro ben differente condizione sociale in più remoti tempi", alcuni, come scrive l'autore risorsero a più agiate condizioni sociali, e riacquistarono feudi o semplicemente titoli nobiliari. Se era ancora vivo il ricordo della loro origine primitiva, non fu necessaria e non fu richiesta dai Sovrani l'abilitazione per l'acquisto: in altri casi, pure per persone che le moderne ricerche hanno riattaccato in modo indubbio ai signori feudali del periodo anteriore alla seconda metà del XIII secolo, l'acquisto fu preceduto da decreti di abilitazione e perfino da decreti di concessione di nobiltà".
Quante di queste famiglie nei secoli passati non avendo vivo il ricordo della loro origine, per vari motivi, quali ripudio dei genitori, ignoranza, rinnego di discendenza, figli illegittimi, motivi politici e/o di religione non hanno mai riacquistato feudi o titoli nobiliari e mai richiesta l'abilitazione e/o concessione di nobiltà? Altre famiglie avendo vivo il ricordo della loro origine ma non condividendo i principi dei propri avi, modificarono il cognome e/o crearono stemmi simili ma con brisure diverse, per meglio identificarsi dalla famiglia d'origine.
Francesco Guasco Marchese di Bisio
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